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Mettersi in proprio: i 13 errori finanziari più frequenti

Mettersi in proprio: i 13 errori finanziari più frequenti

Mettersi in proprio e creare una nuova azienda, una Start Up, è sempre affascinante e sfidante per un imprenditore, ma è anche una fase con i molti rischi, tra cui quelli più dolorosi sono quelli finanziari.

Nella mia attività di Consulenza e Formazione, orientata ad aiutare startupper, professionisti e piccole imprenditori a trasformare le loro idee di business in progetti concreti, ho individuato 13 errori finanziari ricorrenti. Eccoli:

1) Sottostimare il capitale necessario per avviare il progetto

E’ uno degli errori principali, spesso vengono o sottostimati i costi di avvio, perché ad esempio non si chiedono abbastanza preventivi ai possibili fornitori, oppure si analizzano con superficialità, oppure si sottostimano i tempi di realizzazione di quanto necessario all’avvio, e di conseguenza i costi.

Una variante di questo errore è dimenticare proprio dei costi, cioè delle attività o degli obblighi che purtroppo vengono scoperti dopo l’avvio del progetto.

Esempi possono essere il professionista che scopre solo dopo che è soggetto ai contributi INPS (sembra assurdo ma vi assicuro che esiste anche questo), oppure che scopre come funzionano gli anticipi delle imposte solo quando riceve l’F24 dal commercialista, o, più frequentemente, costi per adeguarsi a normative che al momento dell’avvio del progetto non sono stai previsti (es. messa a norma di impianti, spese per la formazione obbligatoria dei collaboratori, ecc.)

2) Sovrastimare il capitale necessario per avviare il progetto

Naturalmente è il caso opposto al precedente. Perché è un errore? In alcuni casi è molto meno grave del precedente, ma in altri potrebbe essere altrettanto grave. Ad esempio perché sovrastimare il fabbisogno finanziario del progetto, specie quando si esagera di molto, potrebbe impedire di trovare il potenziale investire.

Oppure in altri casi, potrebbe aumentare i costi finanziari di avvio per un eccesso di indebitamento che magari si poteva evitare. Purtroppo molti Business Plan vengono ancora preparati esagerando le spese adottando la logica perversa di certa finanza agevolata, oppure sposando la logica del “inserisco 100 per ottenere 50”. In realtà, agli occhi del potenziale investitore quello che ne risulta è una pessima immagine come professionisti ed imprenditori.

Misurate ciò che è misurabile e rendete misurabile ciò che non lo è.
(Galileo Galilei)

3) Affidarsi esclusivamente e ciecamente alla finanza agevolata

La finanza agevolata, cioè quei numerosi contributi, agevolazioni, prestiti a condizioni favorevoli, ecc, è una realtà abbastanza importante e complessa nel nostro paese, all’interno della quale ci sono ottimi strumenti ma che vanno compresi e ne vanno conosciute le logiche, per evitare grossolani errori o valutazioni sul loro impatto.

Prima di tutto cerchiamo di capire che ogni strumento di finanza agevolata si rivolge o ad una certa categoria di persone o di spese finanziabili. Due, è importante capire i tempi effettivi di erogazioni dei soldi (in alcuni casi possono passare anni prima di avere davvero i soldi). Tre, è utile conoscere bene gli obblighi di rendicontazione delle spese, anche dopo la loro erogazioni.

Il mancato rispetto della rendicontazione delle spese comporta infatti la restituzione dei soldi erogati. Quattro, è sempre utile fare una analisi costi-benefici di tali domande, quanto costo tra consulente che ti segue la pratica, eventuali consorzi di garanzia, costi bancari, ecc. ed il contributo o beneficio effettivo.

Ma in questo campo, l’errore più diffuso rimane quello di investire immediatamente in beni o servizi che potevano essere acquistati in un momento successivo, o addirittura di investire in beni o servizi di cui non si aveva una reale necessità.

4) Spendere tutto subito

Quando si dispone di un capitale iniziale, è meglio cercare di spenderne il meno possibile, e comunque, investirlo in beni e servizi davvero necessari all’avvio del progetto, cercando il più possibile di farsi finanziare tramite le vendite, e/o dai fornitori (dove possibile).

Purtroppo la realtà dice che neo imprenditori con un capitale a disposizione spendono tutto o quasi il capitale, anche per beni o servizi non del tutto utili (es. una sede più ampia o lussuosa del necessario, computer costosi, siti web da capogiro, ecc.)

Insomma è consigliabile per una startup costruire un “margine”, un “cuscinetto di sicurezza” all’interno del flusso di cassa a breve termine, da tenere separato e riservato: va bene reinvestire nella propria attività, ma è importante risparmiare un po’ di denaro per gestire il business con maggior tranquillità.

5) Non imparare subito a gestire il denaro

Una nuova attività, seppur piccola, ha subito una serie di entrate ed uscite, e ogni giorni l’imprenditore dovrà prendere scelte strategiche spesso rischiose e difficili.

E’ importante da subito dotarsi di un semplice strumento che permetta di prevedere, monitorare e gestire le entrate e le uscite, per avere sempre sotto controllo sia le disponibilità di cassa attuali e future. Non parlo di software complicatissimi e costosissimi, ma di un semplice file Excel come quello che diamo in omaggio ai partecipanti al nostro corso Financial Development durante il quale si insegna come usare la gestione finanziaria per lo sviluppo del business.

A volte le startup pensano che il denaro investito in una consulenza di tipo finanziario sia denaro speso male, in quanto questo tipo di consulenze diventano necessarie più avanti nel tempo, ma in realtà sono proprio gli imprenditori con meno esperienza ad aver bisogno subito di un supporto in questo campo.

Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate l’ignoranza.

6) Delegare tutta la gestione dei numeri al commercialista

Il ruolo del Commercialista è fondamentale, soprattutto in Italia, per chi intende avviare una nuova impresa, ma occorre aver ben chiaro di cosa lui è responsabile, per cosa lo paghiamo.

Il suo compito principale è quello di consigliare la migliore tipologia di società o tipo di regime fiscale, di farci rispettare e conoscere gli obblighi contabili e fiscali, di aiutarci nel rispetto delle complesse normative di carattere fiscale e amministrativo, e darci supporto nella lettura e comprensione del bilancio, e così via.

Il commercialista non è responsabile della gestione economica (cioè del controllo dei costi) e della gestione finanziaria (gestione delle entrate ed uscite) della nuova azienda. Tale gestione è sotto la responsabilità dell’imprenditore e del suo team. Credere o aspettarsi che tali aree siano sotto la responsabilità del commercialista, spesso provoca un non interessamento, che porta purtroppo a gravi problemi finanziari.

7) Delegare tutti gli aspetti finanziari al Direttore di Banca

In maniera simile al punto precedente, quando si parla di finanziamenti, l’unico riferimento del nuovo imprenditore è spesso unicamente il Direttore di Banca.

E’ assolutamente una figura importante, ma occorre sempre capire quale strumento ci sta offrendo, quali caratteristiche, costi, obblighi sono legati alle varie firme richieste. Molti imprenditori scoprono di aver rilasciato fidejussioni personali quando ormai è troppo tardi. Anche in questo caso un minimo di cultura finanziaria è oggi necessaria per poter gestire il mondo bancario.

Il premio della grandezza è la responsabilità.
(Winston Churchill)

8) Basare tutto il progetto solo sulle ipotesi più ottimistiche

Ogni progetto di impresa ha al suo interno molte variabili che possono modificare significativamente i risultati o i tempi di attuazione del progetto.

Vero che ogni imprenditore dovrebbe avere una visione positiva del mondo, ma nel costruire il piano finanziario della propria Startup è meglio essere prima di tutto prudenti, e prepararsi anche al peggio, cioè fare dei piani con vari scenari, che vanno dallo scenario migliore, al peggiore, e preparare un piano per ognuno di tale scenario.

Alcuni riassumono questo concetto, consigliando di avere sempre il Piano B.  Insomma penso che il messaggio sia chiaro.

9) Spendere tanto in comunicazione e non in Marketing

Nella fase iniziale la nuova realtà ha tanto bisogno di Marketing, cioè per come lo intendo io, di contatti profilati, utili alle attività commerciali. Per cui tutte le iniziative devono prima di tutto essere finalizzate a questa generazione di contatti. Le iniziative che volano alto, più di comunicazione, dove spesso il ritorno è sfumato nel tempo, vanno lasciate ad una fase successiva.

10) Dimenticarsi del fatturato

Parlando con molti startuppers, spesso si ha la sensazione che siano preparatissimi su come trovare investitori, molto meno su come trovare i primi clienti, cioè quel fatturato in grado magari di autofinanziare le prime fasi della loro Startup.

Chiaramente per molti business il ruolo dell’investitore è fondamentale, ma non sempre serve un investitore. In molti casi, ritarando il progetto, rendendolo modulare, e pensando subito a come trovare i clienti, si possono realizzare progetti enormi, senza avere grandi capitali.

Assicuratevi un cliente, non una vendita

11) Pensare subito al margine a discapito dei clienti

Soprattutto nella fase iniziale, ma in realtà per tutta la vita di qualsiasi azienda, il vero protagonista e colui che potrà decidere del successo o fallimento, è il Cliente.

A lui la nuova azienda dovrà soddisfare davvero un problema, esigenza o necessità, è lui che ci porterà nuovi clienti, è lui che ci darà dei feedback preziosissimi per migliorare il nostro prodotto o servizio.

Per cui è lui che soprattutto nella fase iniziale occorre privilegiare, rendendolo protagonista, anche rinunciando inizialmente a qualche punto di margine, a fronte della sua soddisfazione o dei suoi preziosi feedback. E’ il vero investimento inziale ma che avrà ritorni enormi nel medio-lungo termine.

Non voglio dire regalare il prodotto, o non farsi pagare, ma scontare semplicemente il fatto che si è nuovi sul mercato.

I vostri clienti più scontenti sono la vostra fonte principale di apprendimento.
(Bill Gates)

12) Non tutelarsi dai rischi

Mettersi in proprio significa anche imparare a gestire i rischi. Spesso basta una piccola assicurazione per tutelarsi di fronte a certi rischi professionali o imprenditoriali.

Tali rischi sono molto diversi da settore a settore, e possono andare dal rischio professionale di certe professioni alla copertura dei rischi tipici delle merci o dei beni fisici, fino ad arrivare alla semplici tutele di Responsabilità Civile. Specie in fase iniziale, sono voci che spesso vengono tralasciate, salvo sottoporsi a enormi rischi finanziari che possono compromettere non solo la nuova attività, ma anche la sfera personale dell’imprenditore o amministratore.

13) Non pensare agli aspetti legali o scaricare i contratti da Internet

Ogni compravendita andrebbe normata da un contratto, specie per attività professionali o di un certo valore. Vendere un servizio senza un contratto firmato è rischioso, specie in caso di contestazione.

Ma preparare i contratti è noioso o costoso. E allora pensiamo di risparmiare andando sui siti dei concorrenti e scaricare le loro condizioni di vendita.

E’ una pratica molto diffusa tra i piccoli imprenditori e professionisti, tuttavia purtroppo questo modo di agire può sottoporre la nuova azienda a rischi gravi, che possono andare dal fatto di scoprire in fase di contestazione, che non si è normato un aspetto importante della compravendita, oppure che il contratto copiato aveva clausole specifiche non applicabili alla nostra realtà, oppure peggio, che era del tutto inadeguato.

Ciò è particolarmente vero anche per le norme sui resi nel caso degli e-commerce, sulla privacy, e simili norme. Un piccolo risparmio, può comportare enormi danni finanziari.

Il successo consiste nel passare da un errore all’altro senza perdere l’entusiasmo. (Winston Churchill)

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4 commenti

  1. Se avessi letto questo articolo quando ho iniziato!!!
    Ottimo contributo

  2. Ho fatto l’errore di raccontare in giro i miei errori e ho perso il vantaggio competitivo dato dall’esperienza. Adesso ognuno paga per la propria.

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