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Finanziamenti per mettersi in proprio: riflessioni necessarie prima di fare debiti

Finanziamenti per mettersi in proprio: riflessioni necessarie prima di fare debiti

In un ecosistema rivolto alle Start Up quasi tutto orientato al fare “indebitare” i giovani mediante svariati tipi di finanziamenti possibili o vincolarli e condizionarli ad investitori di varia tipologia, voglio dare una serie di spunti di riflessione per capire se esiste un possibile schema alternativo al modello troppo diffuso del “prima corri a chiedere soldi, poi sviluppa il tuo business”.

Sono assolutamente consapevole che in alcuni casi il fatto di dover ricorrere all’indebitamento sia una condizione assolutamente irrinunciabile per realizzare certi progetti imprenditoriali.

Tuttavia sono altrettanto convinto, specie se rivolgiamo lo sguardo al mondo delle partite iva, al mondo delle micro imprese ed in generale al mondo dei servizi, che talvolta la convinzione “ho bisogno soldi per fare impresa” sia più un automatismo indotto da un certo tipo di informazione che una reale necessita.

Credo fermamente che prima di indebitarsi sia opportuno fare una serie di considerazioni molto approfondite, in quanto il Debito è uno strumento tanto potente quando distruttivo. Soprattutto per chi non lo ha mai utilizzato in ottica business.

Il Debito è altamente efficace quando è inserito in un progetto o azienda in grado di sfruttare l’effetto leva per i soldi presi a prestito, ma altamente distruttivo quando questo effetto leva funziona esattamente al contrario, inserendo Debito ed interessi Passivi, e relativi obblighi e condizionamenti, in un progetto “debole” o non ancora del tutto perfezionato.

La presenza, talvolta solo presunta, del fantomatico “investitore” spesso induce  il neo imprenditore, a creare un progetto di impresa sovradimensionato rispetto al proprio punto di partenza, in termini di competenze, di capacità di gestire certe complessità, di tempi di sviluppo, ecc.

Senza voler frenare nessuno nello sviluppo del proprio sogno di impresa, o nella formulazione dei possibili traguardi, noto talvolta che il fatto che possa esistere un finanziatore e della disponibilità di soldi di terzi, venga interpretata come la facile soluzione per compensare altre mancanze. E non sempre ciò è vero.

In una recente ricerca della Kauffman Foundation sulle fonti di finanziamento delle Startup, emerge come meno del 20% delle società americane a maggiore crescita hanno ricevuto fondi da investitori istituzionali, a riprova che un modello alternativo è possibile.

Contro il mantra per cui senza un adeguato funding non si possa fare startup, è dimostrato che è anche possibile pensare ad una crescita basata sull’autofinanziamento.

Disporre infatti di risorse finanziarie può permettere al neo imprenditore di accedere a competenze, know-how, strumenti, sviluppi altrimenti non accessibili

Tuttavia disporre di risorse finanziarie in alcuni casi potrebbe non essere sufficiente o del tutto fuorviante, quando le mancanze nella figura del futuro imprenditore o del suo team sono di altro tipo. O quando magari il progetto disegnato dal neo imprenditore è un pessimo progetto, pessimo nel senso che lo stesso obiettivo o traguardo poteva essere raggiunto con soluzioni alternative.

E purtroppo di ciò trovo triste conferma nel vedere le statistiche delle tante Start Up super pompate da finanziamenti o investitori, mai davvero decollate dal punto di vista commerciale, o peggio dai tanti neo professionisti che hanno avviato senza successo la loro professione, magari spendendo la liquidazione o il prestito personale in spese inutili o poco efficaci, mal consigliati o abbagliati dalla scorciatoia.

Ci sono soltanto due mezzi per pagare i debiti: sforzandosi di aumentare il reddito, sforzandosi di diminuire le spese. (Thomas Carlyle)

Per queste considerazioni, consiglio una serie di riflessioni da fare prima di indebitarsi, prima di tutto come aspirante imprenditore, ma successivamente come imprenditore.

Prima Vendere! Poi fare Debiti.

Potrebbe sembrare banale ricordarlo, ma spesso sembra necessario ricordare che una startup è di successo non quando raccoglie tanti finanziamenti ma se fa risultati sul mercato.

Insomma il primo obiettivo è quello di trovare clienti, riuscire a risolvere i loro problemi ed esigenze, e monetizzare tramite l’offerta dei nostri prodotti e servizi. L’obiettivo in particolare è trovare i primi clienti, i primi partner, le prime liste di clienti potenzialmente interessate.

“La cosa più importante da ricordare riguardo ad ogni impresa è che i risultati non risiedono tra le sue mura. I risultati di un buon business sono i clienti soddisfatti” (Peter F. Drucker)

So che in molti settori, per fare questo servono investimenti e quindi finanziamenti, ma sono altrettanto convinto che in molti casi, è possibile andare sul mercato senza dover disporre di finanziamenti copiosi. Certo questo presuppone un approccio snello nell’impostare inizialmente il proprio business, finalizzato ad andare il prima possibile sul mercato con quanto disponibile, e auto-finanziare gli sviluppi successivi non con Debiti ma con le vendite. Questo approccio non è sempre possibile, ma molto spesso è possibile ma non viene opportunamente valutato.

Sai gestire i (tuoi) soldi prima di chiedere soldi ad altri?

Il fatto di ottenere delle risorse finanziarie da Banche, Istituzioni o altri soggetti non è garanzia del fatto, una volta ottenuti, che quei soldi saranno utilizzati al meglio. E questo è facilmente comprensibile se pensiamo che alcune persone hanno proprio difficoltà a gestire i soldi, magari perché non hanno mai gestito certe quantità di soldi, o semplicemente non lo hanno mai fatto in ottica business.

Figuratevi quando poi magari la loro gestione finanziaria personale è già un disastro.

Il modo più sicuro di perdere la propria indipendenza è spendere il denaro che non si possiede. (Mustafa Ataturk)

Insomma se come individuo, il futuro imprenditore, non è in grado di gestire le risorse finanziarie, o un dato livello di risorse finanziarie, come potrà essere in grado di farlo nella futura attività?

Gestire il denaro è una competenza come tante altre, come ogni competenza si può apprendere e sviluppare, ma non nasce automaticamente dal puro possedere copiose risorse finanziarie!

Gli investimenti inseriti nel Piano servono tutti (adesso)?

In molti Piani di Impresa, specie se sono stati pensati per la ricerca dell’investitore, l’ipotesi non scritta ma evidente è quella di dare per scontato di accelerare la realizzazione del progetto semplicemente disponendo di maggiori risorse finanziarie.

Ciò può essere vero ma non sempre disporre di risorse finanziarie permette in automatico di accelerare anche il Piano stesso. Talvolta i tempi non sono dettati da strumenti “acquistabili” sul mercato, ma magari da competenze, know-how e processi  che per mille motivi è opportuno sviluppare internamente.

In altri casi, la presunta presenza dell’investitore scatena il desiderio di disporre già di una struttura aziendale di un certo tipo, per cui si pensa ad un livello di struttura, e quindi di costi fissi, del tutto irragionevole rispetto allo sviluppo commerciale della futura attività.

“Sono i buoni piani a dare forma alle decisioni migliori. Ecco perché una buona pianificazione aiuta i sogni a divenire realtà” (Lester R. Bittel)

Quindi occorre chiedersi se tutti gli investimenti inseriti nel Piano di sviluppo sono necessari, sono necessari oggi, e magari se la fase iniziale può essere portata a termine spostandone alcuni ad una fase 2.

Anzi prima ancora sarebbe molto utile definire bene le fasi di sviluppo del progetto, cosa è strettamente necessario per essere commercialmente attivi sul mercato, e cosa invece può essere già inserito in un successivo piano di sviluppo da attuarsi in un secondo momento, quando la prima fase è stata attuata ed è già in grado di autofinanziare, almeno parzialmente, la seconda.

Quando evidenzio queste possibilità di certo non penso a grandi progetti industriali, ma penso ai Piani di Impresa di piccole realtà nelle quali ciò è altamente probabile sia del tutto fattibile. Insomma non sempre il progetto è inizialmente creare la nuova Google, la nuova Amazon o il nuovo Facebook! O anche se fosse, siamo sicuri che non è possibile splittarlo in micro fasi consequenziali, più accessibili con le risorse disponibili, e autofinanziabili con i risultati delle fasi precedenti?

Hai un Piano? Hai un Piano B?

I Debiti sono certi, il Fatturato dipende dal tuo Piano, dalle Strategie scelte, dai tuoi Piani Marketing e Commerciali, dal Team coinvolto, ecc.

Per questo motivo, prima di tutto la domanda è: hai un piano di impresa? Hai un Business Plan che dettagli quante risorse hai bisogno? Quando sono necessarie? Quali sono gli investimenti iniziali strettamente necessari e quali sono invece necessari ma rimandabili ad una fase 2? Quante e quali risorse sono necessarie per la fase di avvio? Quando e quante risorse arriveranno dallo sviluppo commerciale?

Inoltre oltre al Piano A, se proprio i Debiti sono necessari, è altamente consigliabile disporre già del Piano B.

Prima di tutto il Piano A deve contenere vari scenari in cui testare quali sono i livelli di “rottura”, di rischio, di Break-Even, insomma quei livelli di rischio tipici per il neo imprenditore, sia dal punto di vista delle risorse finanziarie sia in termini di tempistiche di attuazione del progetto.

Se il piano A è fallito, l’alfabeto ha altre 25 lettere.

In secondo luogo, è utile disporre di un Piano B capace di compensare eventuali pessimi risultati del Piano A con l’obiettivo di riuscire a ridurre l’impatto dell’indebitamento. Insomma pensare già a cosa potrebbe succedere se il Piano A non fosse in grado di ripagare l’indebitamento.

Se i soldi ti servono per “acquistare” competenze, sei sicuro di non poter trovare quelle competenze allargando il team?

Ultimo spunto di riflessione è legato alle competenze necessarie all’attuazione del piano di impresa.

Capita spesso di vedere richieste di finanziamenti che vanno quasi esclusivamente a finanziare mancanze di competenze nel team. Ad esempio, recentemente ho ricevuto un Business Plan, nel quale la richiesta fatta all’investitore era al 90% fatta per “comprare” sul mercato le competenze necessarie a sviluppare una piattaforma e-commerce che poi sarebbe stata la base dell’intero business.

Tale comportamento, umanamente comprensibile, è fortemente sconsigliato per due motivi:

1) le competenze per lo sviluppo e la gestione del “cuore” dell’intero progetto sarebbero state esterne al team, inserendo un elemento di rischio altissimo per il progetto stesso

2) un tale investimento, e quindi finanziamento, poteva essere quasi del tutto azzerato, semplicemente allargando il team inserendo una risorsa capace di sviluppare e gestire in autonomia una tale piattaforma, garantendo così non solo l’avvio immediato del progetto ma anche dando una maggiore stabilità al piano stesso.

Concludendo, fermo restando che in alcuni casi il debito è utile alla nascita delle nuove realtà professionali ed imprenditoriali, non sempre lo è. Effettua prima queste considerazioni, ripensa al tuo progetto, eventualmente allarga il team, ma evita di dare per scontato che hai bisogno di debito.

Esiste sicuramente un modello alternativo, forse più difficile, forse più sfidante, forse che richiede più tempo, ma che crea imprenditori consapevoli e capaci a gestire una crescita aziendale “sana” basata su piani di impresa realmente fattibili e del tutto liberi da condizionamenti esterni.

Se vuoi avere nuove informazioni e spunti operativi su come impostare al meglio la tua professione o impresa, ecco altri tre consigli:

  1. leggere il mio ebook omaggio “Dall’idea imprenditoriale al Business Plan
  2. Partecipare al Carpe Dream, un Workshop gratuito per comprendere fino a che punto il tuo sogno, la tua idea professionale o imprenditoriale, è solo una via di fuga da situazioni professionali che non apprezzi più, un luogo dorato cui poter sempre fare riferimento per sfuggire alle frustrazioni o se hai una vera ambizione professionale o imprenditoriale. Insomma… se vuoi davvero metterti in proprio.
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